IL CONTEGGIO DEI CARBOIDRATI - AID -

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IL CONTEGGIO DEI CARBOIDRATI

VIVERE CON IL DIABETE



Da molti anni la diabetologia ha abbandonato l'idea del diabete di tipo 1 come di una condizione di costrizione e rinuncia a un gran numero di alimenti. Il diabetico di tipo 1 deve semplicemente seguire una dieta. La parola dieta deriva dal greco antico e significa "corretto regime di vita". Seguire una dieta significa imparare ad alimentarsi in modo corretto secondo le esigenze del proprio organismo, nel caso del diabetico di tipo 1 all'interno della terapia insulinica. In altre parole seguire una dieta è il più pratico dei modi per ricordare il concetto materialista per cui: "l'uomo è ciò che mangia".

Obiettivi della dieta nel diabete di tipo 1:

1. Ottimizzare l'apporto nutritivo

 Dare ogni giorno e in ogni pasto i vari nutrimenti nel giusto rapporto.
 Distribuire in modo regolare i pasti della giornata.
. come numero
. come orario
. come quantità di calorie

2. Adeguare l'apporto calorico alle necessità

 Dare a ciascun soggetto la quota di calorie a lui necessaria in rapporto a:
. Sesso
. Età
. Peso
. Tipo di lavoro
. Esercizio fisico
. Stato fisiologico (gravidanza, allattamento)

3. Normalizzare la glicemia
 Per ottenere valori glicemici il più possibile nei limiti della norma evitando grosse escursioni tra i valori pre e   post-prandiali

4. Prevenire le complicanze acute
 Ipergliecemia e ipoglicemia

5. Tendere alla normolipemia
 Ridurre i valori di colesterolemia e trigliceridi, migliorare l'HDL-col

6. Prevenire le complicanze croniche
 E' noto che il buon compenso metabolico allontana nel tempo l'insorgenza delle complicanze quali:
. Microangiopatia (retinopatia, insufficienza renale)
. Macroangiopatia (aterosclerosi dei grossi vasi)
. Neuropatia (sensivo-motoria, autonomica)

Quale è la composizione ottimale della dieta di un diabetico di tipo 1


La dieta per diabetici è in tutto uguale alla dieta per persone sane.
Il diabetico dovrà porre attenzione agli zuccheri (carboidrati) semplici. Poiché il numero di molecole che compongono gli zuccheri gioca un ruolo fondamentale nell'assorbimento di questi a livello intestinale.
L'organismo può assorbire solo una molecola alla volta; più la catena di molecole è lunga, più tempo è necessario per romperla e quindi per l'assorbimento.
Se lo zucchero è un mono o disaccaride il trasferimento da intestino a sangue sarà più veloce; se lo zucchero è polisaccaride il trasferimento sarà più lento e graduale.
Più rapido è l'assorbimento, più rapido è l'aumento della glicemia.

Quali capacità deve sviluppare quindi il diabetico.
. Imparare a riconoscere gli alimenti che contengono carboidrati.
. Conoscere la quantita' di carboidrati contenuti in ogni alimento.
. Stimare il contenuto in carboidrati delle singole porzioni e quindi dell'intero pasto.
. Calcolare la quantità di insulina necessaria in base al rapporto carboidrati / insulina individuale.

La dieta per diabetici è in tutto uguale alla dieta per persone sane.
Il diabetico dovrà porre attenzione agli zuccheri (carboidrati) semplici. Poiché il numero di molecole che compongono gli zuccheri gioca un ruolo fondamentale nell'assorbimento di questi a livello intestinale.
L'organismo può assorbire solo una molecola alla volta; più la catena di molecole è lunga, più tempo è necessario per romperla e quindi per l'assorbimento.
Se lo zucchero è un mono o disaccaride il trasferimento da intestino a sangue sarà più veloce; se lo zucchero è polisaccaride il trasferimento sarà più lento e graduale.
Più rapido è l'assorbimento, più rapido è l'aumento della glicemia.

Quali capacità deve sviluppare quindi il diabetico.
. Imparare a riconoscere gli alimenti che contengono carboidrati.
. Conoscere la quantità di carboidrati contenuti in ogni alimento.
. Stimare il contenuto in carboidrati delle singole porzioni e quindi dell'intero pasto.
. Calcolare la quantità di insulina necessaria in base al rapporto carboidrati / insulina individuale.

Il diabetico di tipo 1 dovrà quindi attenersi alle regole di buona alimentazione che dovrebbero essere seguite indistintamente da tutte le persone e in più assimilare e sapere mettere in pratica il cosiddetto counting (conteggio) dei carboidrati per potere dare al proprio organismo l'apporto il più possibile appropriato di insulina.

Il counting (conteggio) dei carboidrati  
Vediamo di sviluppare i quattro punti elencati sopra:
Primo passo: riconoscere i carboidrati.
I nutrimenti come abbiamo visto si suddividono in tre categorie, ovvero carboidrati, lipidi o grassi, e proteine. Ce in più una quarta categoria costituita dall'alcool, il quale non è un nutrimento vero e proprio ma fa parte della cultura alimentare dell'uomo da millenni.
Ecco dove e in quale tipo di alimenti sono presenti questi nutrimenti.



Secondo passo: imparare a conoscere quali elementi considerare
.
Il dato che più ci interessa è quello relativo ai carboidrati. Individuati gli elementi da prendere in considerazione ci resta da sapere quanto "valgono", cioè qual è il loro contenuto percentuale di carboidrati. A questo proposito ci sono tabelle apposite, che riportano il contenuto in carboidrati di ciascun elemento. Ve ne proponiamo una di seguito.


Ci sono anche tabelle più schematiche e riassuntive, e che sono facilmente riproducibili in un foglio dalla grandezza di una carta di credito. L'utilità sta nel non dovere imparare tutto a memoria.

Terzo passo: contare i carboidrati a tavola.  
Una volta individuati gli alimenti su cui focalizzare la nostra attenzione, dovremo procedere con il fare due calcoli.
Per calcolare i carboidrati bisogna prima stimare e saper calcolare in modo il maggior preciso possibile la quantità degli alimenti. All'inizio può venire utile pesare con una bilancia gli alimenti, ma solo nella finalità di raffrontare e impratichire l'occhio a riconoscere i pesi. Per ragioni pratiche non sempre è possibile pesare gli alimenti, quindi il diabetico dovrebbe acquisire la capacità di riconoscerli a occhio o usando unità di misura standard con gli attrezzi da cucina (p.e. un mestolo di pasta corta a crudo quanti grammi sono?). Quindi il diabetico senza esperienza inizierà pesando l'alimento (o consultando attentamente le etichette), imparerà poi a fare una stima a occhio nudo, utilizzando sempre la bilancia per verificare se le stime sono corrette (esempio: prende una mela normale, la pesa ed è 150 gr, si eserciterà a indovinare il peso di mele di dimensioni diverse, oppure imparerà a confrontare i pesi delle paste e il loro aspetto a cotto e a crudo), e una volta che avrà acquisito l'arte potrà essere totalmente indipendente dalle bilance, e imparerà con buona approssimazione a capire da solo il peso degli alimenti.
Una volta trasferite su un taccuino le quantità stimate, si potrà quindi moltiplicarle per il contenuto medio di carboidrati dell'alimento in questione e dividere il tutto diviso cento. Ecco che si avrà la quantità di carboidrati contenuta effettivamente in quella porzione.


Sommando i risultati di tutte le pietanze di un pasto si può avere quindi una stima attendibile del contenuto totale in carboidrati di un pasto. Vediamo l'esempio di seguito:



Per chi preferisce semplificare è possibile arrotondare qualche numero, alla fine delle operazioni la differenza sarebbe dopotutto trascurabile. Un altro dubbio che si potrebbe avere riguardo la convenienza di questo metodo è dato dal fatto che non sempre si mangia esattamente quello che si aveva preventivato. Questa obiezione è corretta ma si deve tenere conto che con gli attuali analoghi di rapida è possibile posticipare la somministrazione insulinica, oppure - nel caso la quantità di carboidrati sia superiore a quella preventivata - si può aggiungere un piccolo bolo successivamente, "in corsa" (soprattutto se si dispone della praticità di un microinfusore insulinico).

Quarto passo: calcolare quanta insulina è necessaria.
Ora bisogna contare quante unità di insulina sono necessarie per il pasto, ed è necessario sapere quale è il proprio rapporto insulina/carboidrati, ovvero sapere quanti grammi di insulina vengono bruciati nel nostro organismo da una unità. E' un dato ovviamente soggettivo che va stabilito empiricamente con il diabetologo, e si situa normalmente tra 8 e 15.
Prendendo quindi ad esempio il pasto di cui sopra e ipotizzando un rapporto carboidrati/insulina di 12 (ogni unità di insulina brucia per ipotesi 12 grammi di carboidrati) avremo il risultato seguente:



In ultimo (ma non per importanza) Come effettuare le correzioni
Come tutti ben sappiamo, può accadere di trovare la glicemia troppo alta prima di un pasto e di dovere pertanto adeguare la dose di insulina anche a questa situazione imprevista, dovendo quindi aggiungere una quantità supplementare all'insulina già prevista.
Esiste un metodo semplice ed efficace per arrivare alla soluzione: basta dividere un numero fisso (1500 per chi usa la rapida, 1800 per chi usa l'analogo) per il numero totale di unità giornaliere (la media). Il risultato rappresenterà con buona approssimazione la quantità in mg/dl di calo glicemico ottenibile aggiungendo una unità, chiamato comunemente
fattore di sensibilità.



Dividendo quindi l'eccedenza rispetto al valore ottimale per il risultato di cui sopra otterremo quante unità dovrò fare in più per correggere, per coprire i mg/dl in eccesso.


A questo punto bisogna fare una precisazione, questa correzione è valida in questi termini solo qualora venga effettuata prima di pranzo. Qualora fosse invece un bolo supplementare che vogliamo dare ad esempio per correggere un valore alto al di fuori dei pasti, si dovrà tenere in dovuto conto il fatto di avere già in corpo insulina in circolo dall'apporto basale o da un bolo precedente. Verrà applicato allora lo schema seguente

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